Un libro di racconti poetici intorno alla guerra in Ucraina, di Yevgenia Belorusets


Non è un racconto dettagliato di quello che succede, sono piuttosto pagine piene di sogno, incubi, dettagli, come appunto l’ombrello rotto di una donna che sta fuggendo dal Donbass e chissà perché si porta appresso quell’ombrello, che dovrebbe essere un riparo, mentre invece sembra piuttosto un oggetto vecchio e inutile. Se poi i ricordi si possono chiamare vecchi e inutili. Certamente Belorusets non oserebbe, perché si vede che li ama e li rispetta, i suoi personaggi strani, storti, un po’ maniaci, tenerissimi. Racconta di loro, ma mentre li guarda, ce li indica e li nomina, la scrittrice fotografa spiega anche in quale strada deserta camminano, da quale città svuotata stanno cercando di fuggire, da quale piccolo terrore sono svegliati nel proprio letto all’alba. Scrive: «In un paese così è impossibile stare, con minacce che ti arrivano da ogni parte. Ma è così. E se hai avuto la fortuna di nascere in un paese come questo, lo sai, ti adegui».

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Pubblicato su Ticino7, autunno 2022

Voi che avete visto il mare

È stato pubblicato da Iet (Istituto Editoriale Ticinese) nel mese di novembre 2022, il libro Voi che avete visto il mare. Mi è venuto da scriverlo quando si è ammalata mia mamma, alcuni anni fa. Lei che era ‘diventata grande con il Sessantotto’, mi aveva raccontato bene cosa aveva significato per lei, ma c’erano molti dettagli che non conoscevo. Allora ho deciso di chiederle meglio, di interrogare anche le sue amiche, mio papà, e poi mi sono appassionata alla questione delle ideologie in generale. Ho ascoltato persone che hanno vissuto quegli anni di cambiamenti con adesione, altri che invece vi portano uno sguardo più critico. Poi mi sono venuti in mente moltissimi momenti in cui mi sono imbattuta in altri tipi di ideologia, come per esempio chi vive per l’arte, il teatro, la musica, la letteratura. E ho pensato che erano più simili a me. E poi c’è stato l’incontro con le Tre Valli, un altro tipo ancora di ricerca di senso della vita.

‘Voi che avete visto il mare’ si riferisce a tutte le persone che davanti a sé mettono qualcosa di bello da inseguire, da tenersi davanti come orizzonte o da solcare, vivere, nel quale immergersi: un ideale, una visione, una ragione per andare avanti.

Alla fine ne è uscito un mosaico di piccole storie che si intrecciano: i miei genitori, la mia infanzia in una ‘famiglia sessantottina’, lo sguardo dei miei coetanei sui sogni perduti e quelli ritrovati, tutto – spero – in modo lieve e a tratti un po’ intenerito.

Viaggi in bus nelle Tre Valli



 

Ecco, alle 9.16 ho iniziato la mia avventura senza automobile. Un anno di Rivista 3valli con i mezzi pubblici. Per guardare fuori dal finestrino, fare incontri, rubare idee, saggiare il terreno più difficile del Ticino e provare a dire: si può rinunciare all’auto almeno un po’?

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Le malorose di Sara Catella, confessioni di una levatrice bleniese

 

Il libro di Sara Catella (Casagrande, 2022) si legge in una notte. O in un pomeriggio. Sembra di assistere a un monologo teatrale: tutto si svolge in una stanza, in una voce unica. Quella di Caterina Capra, levatrice di Corzoneso, che nel mese di novembre del 1912 sta al capezzale del parroco del paese, don Antonio Bolgeri. Caterina prima timidamente, poi con sempre più coraggio, prende la parola. E dice. Chiede. Racconta. Si interroga. Dubita. Borbotta e si prende cura. Sente che qualcosa bolle dentro di lei e deve uscire.

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Pubblicato su Rivista 3valli, estate 2022

Fotografie alla Fondazione Roberto Donetta

 


Maria Rosa Bozzini negli anni Settanta e Ottanta ha prima sognato poi contribuito a fondare l'Archivio del fotografo bleniese Roberto Donetta. 

Tutto nasce nella camera del fumo e c'entra con i solai pieni di polvere che i bambini amano esplorare.

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Pubblicato su Azione, estate 2022

Igor Mamlenkov, storia di un clown russo

 

Conosco Igor come artista e apprezzo il suo sogno sulla scena. «Dobbiamo evadere, dobbiamo trovare l’amore e un mondo più bello fuori da questa realtà», dice. E conosco Igor come persona, come russo che viene da una cittadina al confine con l’Ucraina. «Mi sono sempre un po’ vergognato dell’accento della mia famiglia, così campagnolo, così ucraino. E adesso invece credo sia proprio il momento di andare in giro a parlare così come ho imparato, con quell’accento».

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Pubblicato su Ticino7, estate 2022

Tremare fa bene, ma non tremiamo quasi più


Perché tremare fa bene

Come scaricare la tensione dovuta a traumi e stress attraverso il tremore



Tremare è una reazione naturale del corpo umano. Tremare è utile, ma non lo facciamo quasi più. Negli ultimi decenni un gruppo di esperti in scienze biologiche e umane hanno ideato un metodo per indurci a provocare vibrazioni muscolari estremamente benefiche per rilasciare stress o per guarire da un trauma subito. Questo metodo si chiama Tre (Trauma Releasing Exercises), si può effettuare in solitudine o in comunità.


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Essere Gay nelle Tre Valli - Storia di Andrea

 

«Sono sempre stato un ragazzino sensibile e romantico, ma anche estroverso e in accordo con me stesso. Mi innamoravo delle bambine e dicevo che volevo sposarle, cosa che fa sempre deliziare gli adulti. Poi quando si arriva all’età in cui il desiderio dell’altro non è più solo sentimentale ma anche fisico, mi sono accorto che mi piacevano i maschi. All’inizio mi è sembrato sbagliato, anormale, ho provato a cancellarmi e a riprendere lo schema più diffuso; ripromettevo a me stesso che sarei cambiato, che avrei fatto degli sforzi, che avrei pensato alle ragazze e non ai ragazzi. Quando sei adolescente non vuoi essere diverso, vuoi far parte di un gruppo. Ma non era facile. Ero effemminato e amico delle femmine. Ero cattolico praticante, ma percepivo che anche in seno alla Chiesa stavo in una posizione scomoda. Se parlavo apertamente con qualcuno, spesso mi diceva: Ma perché ostenti la tua omosessualità? E allora dovevo censurarmi, diventare diverso da me stesso».

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Pubblicato sulla Rivista 3valli, aprile 2022

Canto d'amore per Odessa

Odessa è una città schifosa. Avevo vent’anni, ho letto quel racconto di Isaak Babel’ che comincia così, Odessa è una città schifosa, era un racconto di due pagine e ho deciso che io a Odessa ci volevo vivere. Finita l’università ho trovato il mio primo lavoro proprio lì, sul Mar Nero. Una città ‘schifosa’, una città dove il sole, come dice Isaak Babel’, se ne sta lì dietro di te come una sentinella col fucile, una città che fino alla seconda guerra mondiale contava un terzo di ebrei fra i suoi abitanti, una città dove ‘è facile vivere, dove si vive alla luce del sole’, scrive Babel’ che vi è nato, dove il quartiere ebraico è anche quello più malfamato, povero, con le prostitute e i mascalzoni, chiamata anche la Marsiglia russa, la Palmira del Sud, che in primavera si ricopre dei fiori bianchi delle acacie, Odessa dove quando ci sono stata io il primo d’aprile è festa perché si celebra la Jumorina, cioè il giorno dell’umorismo. Alla Jumorina mi hanno detto: Voi avete dieci giorni per il Carnevale, noi dobbiamo fare tutto in 24 ore: soprattutto bere...

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Pubblicato su Ticino7, marzo 2022

Morena Pedruzzi: parliamo un po' di te

 

Morena Pedruzzi è una ragazza di paese, di montagna. Viene dalla Leventina, è ergoterapista e suona nella Filarmonica di Faido e nella guggen Carnasc Band. È autrice del libro Risollevarsi (uscito a novembre scorso per le edizioni Iet), in cui racconta il lungo percorso che ha affrontato dopo l’attentato terroristico di cui è stata vittima nel 2011. Il suo ritorno alla vita e l’equilibrio ritrovato si devono a un certo suo ‘carattere montano’, al sostegno di famiglia e amici, all’amore per il suo lavoro e alla cocciutaggine di inseguire sempre le sue passioni.

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Vivere ai margini: virtù dell'ombra

Marginali


Una società senza asociali o è morta o è una dittatura. Perché abbiamo molto da imparare da chi sta ai margini


«Noi restiamo a margine, non produciamo, non aiutiamo la società dello sviluppo a migliorare la sua tecnologia, il suo sapere scientifico, la sua opulenza. Noi non operiamo sulla natura; dicono che parassitiamo il mondo, il fatto è che non lo sfruttiamo. Non lo modifichiamo, noi. Ci adattiamo nelle sue pieghe, ce ne teniamo un po’ fuori. Osserviamo, e con una piroetta ci divertiamo a raccontare ciò che vediamo». Come dare loro torto? Come sentirci superiori, noi che inquiniamo, deforestiamo, alziamo grattacieli, ci scervelliamo per trovare un altro pianeta o una coltivazione di insetti che necessiti di poca acqua e poco spazio perché non ne abbiamo più?


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Pubblicato in gennaio 2022 su Ticino7