Nicolai Lilin, Kolima e Il respiro del buio


Quando parla di fronte a cento, duecento, trecento persone, Nicolai Lilin si mette a nudo. Racconta sinceramente, semplicemente, senza commenti né giudizi, di sé, della comunità criminale in cui è nato e cresciuto, in una terra chiamata Transnistria. Racconta del carcere minorile, della guerra in Cecenia, della violenza che gli è rimasta addosso.
Nicolai Lilin conosce il Don Giovanni di Mozart a memoria e sa cantare con dolcezza ninne nanne siberiane. Ma di questo non parla nei suoi libri, tre romanzi apparsi da Einaudi negli ultimi tre anni. Dopo Educazione siberiana, sull’infanzia tra morale e regole della criminalità siberiana in Transnistria, dopo Caduta libera, sul servizio militare russo che lo ha spedito in Cecenia a fare il cecchino, è uscito da poco Il respiro del buio.
Pubblicato su laRegione

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