Il corpo a corpo non significa picchiare. Anche la boxe può avere un ruolo sociale


 I giocatori di pugni

La boxe, uno sport che da sempre affascina scrittori e registi mentre fa paura al grande pubblico, può avere un ruolo sociale utile

«Da tre anni vengo qui e non sono più lo stesso. Da quando ho cominciato a fare boxe non ho più voglia di picchiare nessuno». Fare pugilato, infatti, non è lo stesso che dare botte e qui te lo ripetono in continuazione. Siamo nella palestra di boxe e thai boxe di Lucio Gallicchio, il Boxing Team Luganese, da alcuni anni trasferitosi da Massagno a Cadro. Un ex garage rimesso a nuovo in modo accogliente, con molto legno, un bel divano all’antica, una palestra con i macchinari per gli esercizi, tanti sacchi duri appesi al soffitto e un ring sopraelevato per gli incontri di boxe.
Alexandra ha scritto un libro dedicato a questa palestra e al suo gestore: «Una mia collega mi diceva: sei nervosa, fai boxe! Io cercavo di calmarmi con lo yoga, prendevo peso e non riuscivo mai a rilassarmi veramente. Mi sono iscritta di nascosto a un corso di pugilato e sono cambiata da così a così. Trattenevo la rabbia, ora incanalo le mie energie, conosco il mio corpo, sono dimagrita, sono più sicura di me stessa e ho più rispetto per quello che sono... tutto questo è positivo per me ma anche per tutti quelli che mi incontrano!». 

Pubblicato su Azione