La scelta del ricordo per l'Expo Neuchâtel 2002

Un'esposizione universale ha due scopi: deve lasciare un segno negli individui che vi partecipano e nella memoria collettiva cittadina, e deve cambiare fisicamente il paesaggio della città coinvolta. Sta scritto nella Convenzione delle Esposizioni Universali e continua a essere una delle regole da seguire per tutti i paesi che promuovono un'Expo.
Ha fatto eccezione, però, l'Esposizione Nazionale Svizzera 2002, che ha scelto di non modificare il territorio in cui era impiantata. Le ragioni sono varie: penuria di finanziamenti, riflessione poetica sull'effimero, concetto urbanistico dell'impatto lieve sul paesaggio. Ogni pezzo è stato venduto all'asta o spostato e dell'Expo svizzera 2002 non è rimasto nulla. O quasi.
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Pubblicato da Dialoghi Internazionali
(fotografia di Gaetan Bally, Keystone)

L'altro Mondo di Cyrano Bergerac

Di Savinien de Cyrano Bergerac, sappiamo che era francese, che aveva il naso lungo e scriveva bene, che era timido con le donne e non sopportava la gente che non sogna.
Il personaggio è diventato celebre grazie a una pièce di teatro, scritta alla fine dell'Ottocento, ma il vero Cyrano, che forse non tutti conoscono, era un libertino appassionato di astrofisica, è vissuto mentre Galileo Galilei invecchiava e il piccolo Luigi XIV diventava il Re Sole.
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Scritto e letto a Rete Due, Rsi

Dionigi Tettamanzi. Lettera sull'altruismo e l'ascolto civile.

Scrivo a te che potrai subire la crisi, non per farti paura ma per farti coraggio. Ti scrivo che quando subirai la crisi, semmai la subirai in modo grave, sarai molto contento di sapere che c’è una persona che agisce velocemente e tiene in considerazione la solidarietà, quella sapiente e gentile, e ti voglio raccontare ciò che avverrà.

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Pubblicato dalla rivista Impresa&Stato

Siamo tutti Hrant Dink

A volte, mi sono chiesta: perché spedire in anticipo delle domande a una persona, farla arrivare da molto lontano per poi tradurre le sue risposte davanti a un pubblico? Non è più facile ed economico chiederle di scrivere un articolo? Rakel Dink mi aiuta a trovare la risposta. Averla qui è emozionante. Ha una smorfia di dolore e la bontà negli occhi. In questa conferenza all'Università di Lugano, Rakel Dink e la sua inseparabile Fethiye Çetin danno l'impressione di stare in salotto con degli ospiti cari interessati alla loro lotta per i diritti umani in Turchia. Continua... Pubblicato dalla rivista Equilibri (fotografia di German Avakian)

Una notte sul set di Sinestesia di Erik Bernasconi


La scorsa notte, al grotto ristorante Monte Ceneri, 50 persone si sono affaccendate senza sosta dalle 9 di sera alle 5 di mattina attorno a un unico tavolino. Tutt'intorno cavi, luci, microfoni, telecamere, una ventina di comparse e - io direi - i rappresentanti di tutte le professioni legate alla creazione di un film. Seduti al tavolino, gli attori Melanie Winiger e Leonardo Nigro ripetevano gli stessi gesti e le stesse parole per ore.
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Pubblicato da Ticinonline tio.ch
(fotografia di Imagofilm)

Un progetto Mentoring a Locarno (e ora a Paradiso)

Ragazzi che si sentono tanto avviliti e sconfitti da non riuscire a inseguire i loro desideri.
Ragazzi che non riescono a prendersi a cuore la loro vita.
Ragazzi che hanno perso la voglia di combattere per quello che vogliono o che non inseguono i loro sogni perché hanno troppa paura di fallire. Ma l'unico fallimento è la rinuncia. E contro la rinuncia scendono in campo Furio Vanossi e la sua squadra di mentori.
A settembre dell'anno scorso ha avuto avvio il Progetto mentoring, finanziato dai proventi della vendita dell'oro in eccesso della BNS e realizzato da pro juventute nella regione di Locarno. Da allora, già una trentina di giovani in difficoltà ha beneficiato dell'accompagnamento di un mentore. Sarebbe a dire?
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Pubblicato dal settimanale Azione

Andare, partire, studiare


Parole per Milano offesa inclinata cinerea distesa giallina tiepida femmina
Vanni Bianconi, poeta

Dalla pianura del Po risali il fiume Ticino, attraversi un lago grande, ne vedi uno medio, tanti piccoli e gradualmente arrivi alle Alpi. La lingua cambia mano a mano che sali, non quella ufficiale, che rimane la stessa, ma il dialetto, che dalla pianura alla montagna diventa sempre più duro, come i fiori e l'erba. Un tempo (mia nonna era piccola ma si ricorda), da quelle parti mangiavano solo polenta.
Circa a metà strada trovi un confine.
Un confine genera contrabbando (mio nonno, dopo la guerra, sigarette per l'Italia; riso e salame per la Svizzera), immigrazione, frontalieri, scambi economici e culturali. A volte si dice “passi Chiasso ed è un altro mondo”.
Milano era già grande e ricca secoli fa, mentre il Ticino era costituito da valli e piccoli borghi. I giovani montanari scendevano in città per trovare un maestro, una scuola o un lavoro. Sapevano lavorare il legno e la pietra: diventavano scalpellini, stuccatori, muratori e qualcuno anche capomastro o pittore. Più tardi sono venuti per studiare Turismo, Economia, Lettere, Commercio, Musica.
Da una ventina d'anni, si incrociano con altri studenti che da Milano salgono verso la Svizzera. Per andare a scuola, per formarsi. Studiano all'estero, ma in italiano e la sera tornano a casa. Sono iscritti al Conservatorio, all'Accademia di Architettura, all'Università e alla Scuola Universitaria Professionale.
Le ragioni del partire sono molte, da Milano, da Bellinzona, da Lugano; qualcosa ti spinge, qualcosa ti attrae. Vediamo un po'.
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Pubblicato da Dialoghi Internazionali

Si chiama Spazio Ado

Si chiama Spazio Ado e sembra un appartamento, di quelli moderni, con grandi spazi comuni e poche pareti. Sette anni fa un gruppo di ragazzi e di educatori ha abbattuto i muri e costruito un salotto grande, una cucina, dei bagni, lasciando un locale per la sala di musica, uno per la palestra e un laboratorio. In sette anni è passata da lì un’ottantina di adolescenti. Il luogo si è modificato, ma nessuno ha mai comprato niente: i mobili e gli oggetti che servivano sono stati recuperati qua e là. Scarti a cui i ragazzi di Spazio Ado hanno restituito un senso, un valore. Un po’ come hanno ridato un senso e un valore alla propria vita, che già a 15 o 18 anni sentivano – ed era – esclusa dalla società.
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Pubblicato dal quotidiano la Regione Ticino (parte prima)


Fondazione Amilcare, la casa secondo Raffaele Mattei


Raffaele Mattei, da oltre vent’anni lavora con i giovani. Le sembra che il disagio sia in aumento?
«L’abbandono è la costante nelle storie dei ragazzi emarginati. Bambini trascurati, svalutati, genitori molto sofferenti loro stessi non sono una novità di oggi. Negli anni Novanta abbiamo iniziato una formazione in terapia familiare: quando l’abbiamo terminata di famiglie non ne restavano quasi più. Ecco che cosa sta cambiando. Prima di parlare di disagio giovanile, quindi, bisogna avere il coraggio di parlare del disagio diffuso in tutti gli strati della nostra società.
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pubblicato dal
quotidiano laRegione Ticino (seconda parte)

Memorie di un Ebreo d'Irak

L'Iraq sta vivendo una situazione dilaniante, e lo sappiamo tutti. Più difficile, invece, è immaginare che nonostante tutto c'è chi prova ad avere ancora fiducia. Come? Ripescando nella storia modelli di convivenza pluriconfessionale e di identificazione nazionale positiva.

All'Università di Baghdad si moltiplicano gli studi su un’epoca in cui Sciiti, Sunniti, Ebrei e Cristiani hanno convissuto, anzi, di più, hanno collaborato alla costruzione dell'Iraq. Si tratta di un periodo breve, ma che oggi vale oro nei ricordi degli iracheni: era la prima metà del Novecento, e un grande fermento culturale oltrepassava le frontiere religiose e coinvolgeva tutti i cittadini. La comunità ebraica costituiva un terzo della popolazione di Baghdad. Quella comunità, ormai dispersa, è sempre più al centro dell’attenzione degli storici iracheni, che hanno l'impressione, dicono, di aver perso qualcosa per sempre. Ricordare quel periodo, però, può aiutare a ricucire le fratture tra gli iracheni di oggi.
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Pubblicato dalla rivista E
quilibri

Cucina d'Armenia di Sonya Orfalyan - per conoscere il popolo armeno


Un libro di cucina scritto da un'antropologa è molto più di una raccolta di ricette. Se poi l'autrice di Cucina d'Armenia è cresciuta tra Italia e Medio Oriente in una famiglia di origine armena, la cosa si fa ancora più interessante.
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Scritto per Rete Due, Rsi

Mario Botta, l'expo 2015 di Milano e la città


Milano si trova oggi di fronte a una grande opportunità, datale dall'Esposizione Universale che ci sarà nel 2015. Come potrebbe trarne vantaggio la città?
Nessuno ha idea, fino a oggi, di che cosa l'Expo porterà a Milano. Personalmente non conosco nessun progetto concreto di trasformazione fisica e spaziale della città. Sono appena tornato da Shangai, dove mi hanno chiamato per dei lavori che seguiranno l'Esposizione 2010. Nella mia mente c'è ora un grande squilibrio tra la trasformazione in atto nella città asiatica e l'immobilismo di Milano. E' importante sottolineare che l'esposizione universale lombarda è un'occasione offerta alla vecchia Europa, perché essendo un avvenimento mondiale, tocca di riflesso anche molti altri paesi che le viaggiano attorno.
Quali trasformazioni gioverebbero alla città di Milano?
Milano ha subito negli ultimi decenni una furiosa trasformazione urbanistica, silenziosa, che ne ha stravolto le periferie. C'è stata una sorta di caduta ideologica dei piani regolatori: trattative private hanno portato a un'edificazione selvaggia e la fascia periferica attorno a Milano è cresciuta in modo impressionante rispetto al passato. A mio parere ha bisogno di essere corretta.
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Pubblicato da
Dialoghi Internazionali