Essere nata in Argentina nel 1975 significa già di per sé avere una cicatrice. E Victoria, che mi ha stupita per la sua bellezza calda e solare, con i capelli selvaggi e il sorriso dolcissimo, accetta di raccontarmi la sua storia.
Davanti a un tè e dei biscotti. Parla, parla, come se non ci fosse più dolore: “L’amore è stato più forte”, dice. Lo ha attraversato e adesso, quella storia, lei è in grado di appoggiarla lì, accanto al vassoio dei pasticcini, delicatamente. Perché ormai fa parte di lei, del suo paese, di quello che hanno vissuto.
Cominciamo.
«Sono nata in aprile a Tucuman, in una casa con un fratello di un anno e due genitori studenti in Architettura, militanti di sinistra. Mio papà e mia mamma si erano conosciuti al Partito rivoluzionario dei lavoratori: facevano politica, studiavano, lavoravano, erano giovanissimi e volevano dei bambini. Si amavano tanto, lo so dalle fotografie e dai racconti dei miei nonni, degli zii e poi lo so e basta.
Una sera, io avevo un anno e cinque mesi, sono venuti i militari a prenderli.
Continua...
Pubblicato su Ticino7
Fotografia di Francesca Agosti
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