Ad Aline d'Auria piacciono
gli stadi intermedi. Quei segreti che mescolano gli elementi e
rendono le cose molteplici. Ama i confini, Giano bifronte, quel
momento quando dalla veglia si passa al sonno. Non per niente vive a
Chiasso. Quando l’Ufficio Culture in Movimento della Città
le ha chiesto di realizzare un’opera sulla migrazione silenziosa
dall’Est Europa, ha deciso di lavorare sul viaggio, cioè su quel
momento in cui una persona che vive in due mondi non è né di qua né
di là.
«Prima ho incontrato
persone. Russe, polacche, ucraine, rumene, albanesi, caucasiche,
serbe, bosniache. Ho cercato di capire che cosa le aveva portate qui.
Volevo sapere se a Chiasso si sentono a casa o se sognano sempre di
tornare nel paese di origine. Mi interessava il contatto che
mantengono con il luogo e la famiglia rimasta là, come comunicano e
cosa si dicono?». Aline ha raccolto storie drammatiche, buffe,
avventurose. Con un punto che la interessava: questi chiassesi
dell’Est Europa, come li chiama lei, spesso a casa ci possono
tornare, ogni anno, alcuni anche ogni mese. Tra loro ci sono badanti,
ingegneri, musicisti, tecnici, donne delle pulizie.
E poi c'è chi nell'Europa dell'Est vi è rimasto. E questo è Boris Michajlov, il più grande fotografo dell'area ex sovietica, che lo racconta.
E poi c'è chi nell'Europa dell'Est vi è rimasto. E questo è Boris Michajlov, il più grande fotografo dell'area ex sovietica, che lo racconta.
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