Primo giorno in ospedale, Gaza. Arrivano decine e decine di
ambulanze che scaricano pezzi di uomo, di donna, di bambino. I medici
si trovano a dover scegliere chi provare a salvare, e quindi chi
lasciare morire. I corridoi sono intasati, i cadaveri non si riescono
a portare fuori dall’ospedale, nessuno riesce più a pensare, a
lavorare, non c’è tempo, non ci sono strumenti per tutti. A un
certo punto da un’ambulanza scende una bambina. Cammina sulle
proprie gambe. Ha una ferita all’addome, guaribile. Il chirurgo la
opera. L’operazione riesce. Tutti finalmente sentono una
soddisfazione che non credevano più possibile. Però. Però non è
finita. La bambina non parla. Curate le ferite del corpo, restano le
ferite dell’anima.
Entra il Pimpa. Ha
un naso rosso, niente altro. Forse un pezzo di carta, una cordicina,
qualche piccolo minuscolo oggetto da mago. Le si avvicina in punta di
piedi, lei lo guarda e sorride. Lui vuole giocare con lei, lei
accetta. E ricomincia a parlare.
Continua...Pubblicato su Azione
Foto di Yazan David
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